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Dopo Napoli-Milan, fissato Comitato in Prefettura per ordine e sicurezza pubblica: ci sarà anche ADL

Un gruppo di circa 700 curvaioli del Napoli durante la partita contro il Milan non ha cantato, minacciando chi ha provato a farlo fino ad arrivare alla rissa che ha fatto il giro del mondo. Nel mirino la gestione di Aurelio De Laurentiis, niente a che vedere col campo.

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Aria tesa in casa Napoli tra il presidente Aurelio De Laurentiis e una parte della tifoseria. La sfida del Maradona contro il Milan si è svolta in un clima surreale, senza il sostegno dei tifosi più caldi che si sono fatti sentire solo per contestare il presidente e notare per i disordini interni alla curva che avranno strascichi.

Il presidente del Napoli, oggetto di insulti per tutti i novanta minuti, non si è mai tirato indietro dalla battaglia e a seguito degli episodi del Maradona si è recato dal questore Alessandro Giuliani per chiedere i filmati delle telecamere interne allo stadio. Nessuna intenzione di modificare il regolamento d’uso dello stadio che agli ultras non va giù. Intanto, come riporta il Mattino, la Procura di Napoli sta indagando su quanto successo tra i due gruppi storici della Curva B con due ipotesi: violenza privata ed estorsione nei confronti di chi non ha potuto sostenere la propria squadra, ma anche verso la società Napoli. Anche in vista della eventuale festa Scudetto per cui la società sta lavorando di pari passo con la Questura, la Digos ha messo nel mirino circa 15 ultras ritenuti responsabili della rappresaglia consumata durante Napoli-Milan.

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