Home » Spalletti: “Quando De Laurentiis parlò di scudetto il mio sguardo significava una cosa. Sul mio futuro…”
Interviste Napoli Napoli OF News

Spalletti: “Quando De Laurentiis parlò di scudetto il mio sguardo significava una cosa. Sul mio futuro…”

Alla vigilia del match tra Napoli e Udinese, secondo match point scudetto per il Napoli, l’allenatore azzurro, Luciano Spalletti, ha parlato in conferenza stampa: “Sono legato a molte persone. Quando torno indietro e penso al mio percorso di 30 anni, ci sono molte squadre in cui sono rimasto per tanti anni come ad esempio Roma, Udinese, Empoli e Zenit. Se ho un carattere difficile? Quando si dice questo, la cosa stride un po’ perché non è semplice trovare qualcuno che ha consumato gran parte della sua carriera in quattro o cinque squadre. L’Udinese è una di queste. Mi hanno chiamato con la squadra in difficoltà, ci salvammo ma senza esprimere tutto il potenziale. L’anno successivo mi lasciarono andare da un’altra parte per poi riprendermi. Questo mi fece stringere il rapporto con Pierpaolo Marino che saluterò caramente. Sono d’accordo con lui: il Napoli che arriva a questo traguardo nasce dalla Serie C. Lui, come Gino e Giampaolo Pozzo, mi hanno dato tantissimo. Sottil l’ho avuto da calciatore, si vedeva che avrebbe avuto un futuro importante da allenatore.

Scudetto? Ce lo stamm’ trezzianno chianu chianu, come dicono a Napoli. Sapevo fin dall’inizio che avevo a che fare con una squadra dei purosangue. Mi fa piacere che in poco tempo abbiano fatto vedere tutti le loro qualità e il carattere. Questo scudetto esce dagli schemi, un evento di cui trarrebbe vantaggi non solo il Napoli e la città, ma tutti gli addetti ai lavori. I nostri calciatori lo meritano, ma bisogna fare l’ultimo strappo che diventa la cosa più difficile. Non dobbiamo deconcentrarci.

Domenica siamo rimasti mortificati vedendo i nostri tifosi dispiaciuti, noi ci nutriamo della loro felicità. Il mio pensiero va sempre a loro. Lo stadio ci ha fatto capire quale sia l’impresa che stiamo portando a termine, è quello che sognavo quando sono arrivato. Immaginavo uno stadio così. Con sciarpe, bandiere, bambini tutti azzurri. Deve essere una festa di tutti.

Un po’ di timore c’è, ma c’è anche il ricordo di quanto fatto fin qui, delle nostre qualità e delle partite fatte. Non dobbiamo mai perdere il nostro atteggiamento e la nostra convinzione. L’Udinese è brava a fare tante cose, Sottil ha esperienza di campo, hanno fisicità e arrivano con tanti uomini nell’area avversaria. Dovremo fare attenzione.

Sul mio futuro? Ci sono ancora cose da fare, più belle del mio contratto. Dobbiamo completare ancora un discorso che non è completo, poi penseremo a festeggiare. Poi dovremo rimetterci in gioco: Sono nelle condizioni di poter dare a un pubblico con un sentimento così profondo ciò che merita? Poi da lì parte tutto.

Vengo ripagato dal lavoro, non dal risultato. Sono stato felice della disponibilità che ho trovato quest’anno. Ma vincere lo scudetto a Napoli è una cosa extra, un super lusso, che mi farà stare comodo in qualsiasi posizione. Vivrò bene il resto della mia vita, calcistica e non calcistica.

Il lavoro parte lo scorso anno, questo è il secondo tempo. Hanno dato il proprio contributo anche calciatori che adesso non sono più qui. Avevamo calciatori importantissimi come Insigne, Koulibaly, Ghoulam e Mertens. Giocatori che hanno dato molto con la loro personalità. Il risultato non dipende da una partita sola.

Apertura di un ciclo? Vedo le potenzialità dentro il ciclo per il futuro, poi dipenderà dal mercato, dalle cose che riusciremo ad organizzare. Davanti agli occhi miei, oltre al sole, ho una buona squadra davanti che ha prospettiva futura e può dare un seguito ai risultati ottenuti.

Il mio sguardo quando De Laurentiis disse che avremmo fatto il massimo per riportare lo scudetto a Napoli? Significava “Bene, ora pensiamo che calciatori prendere”. Se mi cerca il Napoli, io dico di sì per vincere e basta. Dopo Sarri o Ancelotti, non venivo qui per lo stipendio. Avevo solo una via d’uscita, riuscire a vincere. L’anno scorso sono arrivato terzo e mi avete attaccato gli striscioni in cui mi dicevate di andar via. E le critiche ci sono ancora oggi, ma fanno parte del gioco. Sono venuto qui convinto di provare a fare qualcosa di importante.

Difficile dire se il Napoli sia la squadra più forte che abbia mai allenato, perché ci sono delle evoluzioni di calcio giocato, accostare squadre passate al calcio presente non è facile. Sono fortunato, ho allenato diverse squadre forti e calciatori fortissimi. Bisogna essere bravi a far venir fuori un collettivo che duri nel tempo e dia entusiasmo. Con una pressione così alta, creare entusiasmo nel gruppo è un fattore fondamentale. Quest’anno, sotto questo aspetto, abbiamo fatto tanto. I calciatori che verranno a giocare a Napoli saranno costretti a dare qualcosa in più per l’amore che si respira in questa città.

Su Kvaratskhelia? È un calciatore stupendo, magnifico e delizioso. Un top player, nonostante la sua età. Lui deve imparare ancora tanto e quando lo farà diventerà micidiale, un super calciatore. In questo pensiero, però, c’è un ragionamento di collettivo. Nel gol subito contro la Salernitana, Osimhen sta attorno alla palla da attaccante e non da difensore. Quando trovi un terzino come Di Lorenzo non puoi pensare solo al dribbling che devi fargli. Serve un discorso di atteggiamento da completare per essere una squadra forte.

Di Lorenzo? In questo campionato ce ne è uno, ma per fare una stagione come la nostra devi avere 22 calciatori forti. Vincere lo scudetto anche nei prossimi anni? Fino a che ci sarò io qui la corda sarà tirata”.

Antonio Napoletano

Se vuoi sapere di più sul Napoli, tieniti aggiornato con www.gonfialarete.com