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Donne, Bertolini: “Siamo tornati al patriarcato, mancano progettualità e cultura per il calcio femminile”

Italia femminile

Chiusa l’esperienza alla guida della Nazionale femminile al termine di un Mondiale al di sotto delle aspettative, Milena Bertolini torna a parlare in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. L’ormai ex-ct azzurra, sostituita da Andrea Soncin, riguarda alla sua esperienza cominciata nel 2017, con l’apice toccato nel 2019 grazie ai quarti di finale del Mondiale.

Donne, Bertolini: “Siamo tornati al patriarcato, mancano progettualità e cultura per il calcio femminile”

“La forza di quel Mondiale era stata una squadra di donne, con un ct donna, capace di fare gruppo – ricorda Bertolini -. Questo era stato il grande cambiamento culturale per l’Italia, un Paese dove oggi le donne negli staff della Serie A sono forse il 10%. Siamo considerate immagine, le quote rosa diventano necessarie. Ma così andiamo indietro, torniamo al patriarcato”.

“Auguro il meglio ad Andrea Soncin (neo-tecnico dell’Italdonne), ma sento dire che questo è l’anno zero. E allora chi è stato qui dal 2019 in poi che cosa ha fatto? Certo oggi c’è il professionismo, importantissimo. Ma la progettualità è un’altra cosa. Bisogna distribuire le risorse alla base, lavorare sul territorio, far crescere le tesserate, incentivare la premialità e fare il settore bambine. E la promozione della Nazionale? Noi abbiamo giocato partite in casa in cui avevamo più tifosi avversari. In Italia manca un progetto che ti faccia pensare che il calcio femminile sia qualcosa di importante a livello culturale. Un problema di testa”.

Un pensiero più profondo va alla lettera scritta dalle calciatrici dopo l’eliminazione subita per mano del Sudafrica, con un chiaro attacco alla posizione dell’allenatrice.

“Finita la partita con il Sudafrica sono andata a consolare le giovani, mentre le altre mi scansavano. C’era troppa rabbia in spogliatoio per fare discorsi. Non è vero che mi sono chiusa in camera, ma è vero che loro si sono riunite e hanno scritto quel comunicato. Il volo di ritorno è stato allucinante. C’è chi non ha più avuto il coraggio di guardarmi in faccia né di salutarmi. La lettera è stata un’autorete pazzesca per tutto il movimento. Non è facile vedere le giovani che ti passano davanti ma, se sei una professionista, devi riuscire ad accettarlo, a prescindere se la ct ti sta antipatica. La forza di un gruppo è il collettivo, non il singolo. Sentirsi offese non aiuta, e alla fine siamo andate a lezione di umiltà dal Sudafrica”.

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