Il Decreto Crescita ha consentito ai club italiani finora di ingaggiare calciatori dall’estero con un esborso economico inferiore rispetto a quello previsto prima della sua introduzione. Questo ha permesso di alzare anche il livello della Serie A, che ha potuto accogliere calciatori che appartengono a un fascia di ingaggio difficilmente accessibile per la maggior parte delle società, soprattutto se si tiene in considerazione la remunerazione lorda.
Decreto Crescita, le opzioni sul tavolo: può salire la soglia minima
Come anticipato da Calcio e Finanza, dopo alcuni giorni di tensione in cui si temeva per la cancellazione del Decreto Crescita, anche con ripercussioni sugli ingaggi dei calciatori tesserati nell’ultima finestra estiva, nell’ultima versione di aggiornamento della norma, i professionisti sportivi non erano interessati all’abbassamento della soglia di stipendio complessivo, che avrebbe escluso praticamente tutti i calciatori. Ma delle novità – scrive oggi Tuttosport – potrebbero arrivare con i vari decreti collegati alla Finanziaria che saranno approvati nella seconda metà di dicembre insieme al provvedimento principale.
Sul tavolo, allo stato attuale, le ipotesi sono due. La prima fissa la nuova asticella a 2-3 milioni lordi (nel 2022 era stata portata a 1 milione di euro per evitare che la norma venisse utilizzata per riempire di calciatori stranieri le squadre Primavera o le formazioni di Serie B). Questa soluzione, però, non fa impazzire le società medio-piccole di Serie A perché le taglierebbe quasi completamente fuori dai benefici fiscali che resterebbero, invece, intatti per le grandi che hanno moltissimi giocatori nella fascia superiore di ingaggio. La seconda strada è più lineare: riservare la tassazione favorevole solo a ingaggi dai 15 milioni lordi in su, cifre toccate da calciatori che hanno già una fama internazionale riconosciuta, anche se i livelli raggiunti dai top player assoluti sono ben più elevati.
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