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Napoli, una vittoria che dà morale. Ma gioco e fiducia sono da ritrovare…

Dopo due sconfitte e un pareggio, il Napoli è tornato alla vittoria in modo rocambolesco contro la Salernitana, ha dato una sistematina a una classifica deficitaria e può affrontare la Supercoppa italiana con maggiore convinzione.

Napoli, una vittoria che dà morale. Ma gioco e fiducia sono da ritrovare…

Non è tutto ora ciò che luccica, dunque perché anche nel derby i campioni d’Italia hanno confermato tutte le difficoltà di questa stagione e i tre punti sono arrivati più per demeriti della squadra di Inzaghi che meriti propri.

A partire dall’ingenuo rigore commesso da Fazio su Simeone nel recupero del primo tempo, per finire al gol-vittoria di Rrahmani: prima Ochoa e Fazio si scontrato fortuitamente, poi Ikwuemesi commette la frittata bucando il colpo di testa di Demme girato in rete dal difensore kosovaro.

Mazzarri a fine partita ha parlato di vittoria fondamentale e spirito ritrovato, dicendosi addirittura soddisfatto della prestazione. Parole per rincuorare un gruppo con il morale sotto i tacchi, ma la realtà dice ben altro e la sensazione è che contro un avversario un po’ più forte della Salernitana ultima in classifica, il risultato sarebbe stato altro.

Il Napoli ha faticato davvero tanto ed è andato sotto e solo dopo il gol subito ha provato a reagire, seppur in modo piuttosto confuso. L’unico alibi per il tecnico sono le tantissime assenze (ultima quella di Cajuste, che molto probabilmente salterà la Supercoppa, nonostante la convocazione), ma in mezzo a tanta sfortunata nel finale è la Dea Bendata è stata dalla sua parte, visto che l’assist di testa per Rrahmani è arrivato dal giocatore probabilmente più piccolo in campo e finito nel dimenticatoio, quasi un reietto, di quel Diego Demme (professionista esemplare) all’esordio stagionale in Serie A.

In sintesi il Napoli ha portato a caso una gara giocata complessivamente male, in cui ha palesato grandi limiti di gioco, con una manovra confusa e lasciata più all’iniziativa dei singoli che al collettivo. Il simbolo di questa squadra è Kvaratskhelia, che anche ieri ci ha provato, ha giocato in ogni zona di campo, ma le cose riuscite si contano sulle dita di una mano: qualche dribbling e accelerazione delle sue, prima dell’occasionissima fermata da Ochoa. Bravo il portiere messicano. Ma poteva (e doveva) fare di più. Come questo Napoli, che sta un po’ meglio ma è ancora convalescente.

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