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Napoli, De Laurentiis: “Dopo la partita col Monza dissi che era colpa mia. Napoli è una famiglia per me…”

Per le ore 11:30 di oggi, il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha indetto una conferenza stampa. Di seguito le sue parole: “Dopo la partita contro il Monza dissi che la colpa era mia. Napoli la considero una famiglia dopo 19 anni, avere la cultura del dubbio dopo aver vinto uno scudetto fa male. Mi sono assunto tutte le colpe perché ho fatto un buon contratto a Spalletti, che aveva lo stesso di Benitez. Ho esercitato l’opzione che è unilaterale, ma molti pensano che sia bilaterale. L’opzione prevedeva un altro anno e dovevo comunicarlo per iscritto entro fine maggio. Abbiamo fatto un’ottima partenza nel 2023, poi da marzo la squadra ha avuto un calo. La star allora era Kvaratskhelia che da marzo a novembre non ha più segnato. Un calo così di una star può crearti problemi. Devo riconoscere a Spalletti che dopo un primo anno in cui ho fatto un cleaning di personaggi che non remavano a favore del club, pur essendo dei professionisti, lui, ha deciso di dormire qui. Questo significa non disperdere tempo, restare sul pezzo e svegliarsi di notte. Spalletti nel secondo anno ha deciso di vivere e dormire a Castel Volturno. Lo vedrete confessato nel film che sto finendo di montare. Film che devo decidere se trasmettere nelle sale o anche allo stadio. A un certo punto questo impasto da cuocere non lievita come dovrebbe, però i punti di vantaggio sono così tanti. Io ci rimango malissimo nell’uscita dalla Champions League, che mi aspettavo di poter vincere. Se ci è andata a un passo l’Inter, che era a 20 punti da noi. Se vincevamo pure la Champions League mi avrebbe declinato al mondiale per club che vale 100 milioni. Al Premio Bearzot al Maschio Angioino il 24 marzo dico che Spalletti resterà con noi, lui non smentisce, dopo il 4-0 col Milan, il 18 aprile poi c’è Napoli-Milan 1-1 in Champions League, con la sfortuna del rigore sbagliato. Sugli arbitri? Mi ritengo libero e credo di essere ricco, non solo economicamente, anche di finanziare con i miei soldi il nuovo centro sportivo con 12 cambi su 30 ettari che faremo nei prossimi 24 mesi. Ma sono un uomo libero, non me ne frega niente degli arbitri. Poi arriverà un momento in cui tutti dovranno ragionare in maniera diversa. Quando ho incontrato Florentino Perez ad Alicante, gli ho detto che aveva avuto il merito di lanciare un elemento scatenante con la Superlega. Quando ragioni come monopolio, sei antidemocratico. Perez ha avuto dalla corte europea la soluzione a tutti i problemi, si studia una competizione che parta da 5 miliardi d’entrate e si arrivi a 100 miliardi d’entrate. Tornando a Spalletti, dopo il 18 aprile spiegai di stare con lui per risollevare il morale. Mandai giuridicamente l’esercizio dell’opzione in via pec per la prossima stagione. Mai avrei creduto nella cena del 12 maggio che avesse avanzato l’idea di prendersi un anno sabbatico e riposare. Non siamo in un gioco di società, quando si cerca un nuovo allenatore, bisogna comprendere la sua volontà. Volevo trovare un modo per trattenere Spalletti giuridicamente e amichevolmente. Avevo il dubbio che Gravina lo avesse contattato. Il mio errore, e accuso me stesso, è stato non imporre la mia esercitazione dell’opzione, poi ci sarebbe stata una causa e forse avrebbe abbandonato, ma avrei dovuto tenere il pugno fermo. Sembra che volesse andare via, si sapeva che Kim sarebbe andato via dopo il primo anno, lo sapevamo quando lo abbiamo contrattualizzato, ma prima che arrivasse al Napoli non lo conosceva nessuno e poi non è solo merito suo se abbiamo vinto lo scudetto. Inoltre, quest’anno la Champions League è diversa rispetto alla passata stagione. Il perché dell’addio di Spalletti? Forse ha immaginato che quello che ha fatto, dormendo qui, fosse il massimo. Per uno che non aveva mai vinto in Italia, facendo così esci fuori dalla scena da grande vincitore. È l’unica opzione non malevola che posso dare, se poi lui avesse pregustato di firmare l’accordo per la nazionale con Gravina, queste sono solo illazioni. Sul futuro, vedo avanti al 2030, sto immaginando cosa devo fare perché nel 2030 questa società abbia economicamente i mezzi per competere con le più forti del mondo. Molti ci hanno accusato di non aver investito sui giovani, ma avere una seconda squadra e portarla quasi in Serie A, avere i vari Cheddira, Folorunsho che l’altro giorno ci ha fatto penare, significa che siamo sul pezzo. Io sono sempre stato l’alfiere di questa città, ma quando vedo che la maggior parte di voi non agisce da tifosi del Napoli, perché se foste tifosi del Napoli accompagnereste la società in questo percorso, perché non vi ha mai tradito. Chiudo il bilancio in positivo con 87 milioni. Quando leggo molti articoli sento tante critiche nei confronti del club e mi dispiaccio tanto. Quando ho ingaggiato Giuntoli, nessuno si è permesso di dire ‘chi è sto signore’, nascondendo di essere juventino dalla nascita. Sono sempre a sua disposizione perché voglio bene a lui e alla sua signora. Ho un carattere difficile, ho abituato il mio carattere a sopportare e supportare. Il carattere di Luciano (Spalletti ndr.) forse ha bisogno di andare a briglie sciolte. Su Thiago Motta? Era nella lista dei nostri eventuali allenatori, ma in una conversazione di tante ore a Roma l’anno scorso mi ha detto che puntava ad allenare delle squadre fuori dall’Italia come il PSG. Quando è venuto da me l’agente di Luis Enrique, abbiamo parlato ma ha preferito i parigini. Ci sono dei club più blasonati che hanno una maggiore attrazione. A Dragusin ho offerto più soldi del Tottenham, ma ha preferito la Premier League e di fronte a questi episodi non si può combattere, aveva un offerta anche dal Bayern Monaco. Dunque il problema di quando ci sono due caratteri antitetici non regge, soprattutto perché fungono da base per ogni sfida. Poi non sono un tuttologo, sono un imprenditore che si interessa della propria impresa, non sono un prenditore. Se penso di essere il problema per i rifiuti? No, non penso di esserlo. Il De Laurentiis del futuro sarà quello che ha gestito il Napoli per 19 anni, con una non-conoscenza del calcio quando sono arrivato qui e ho avuto l’aiuto di Pierpaolo Marino e altri all’inizio. Però i giocatori più importanti li ho portati io e li ho trattati io. Lo stesso Spalletti non l’ha portato Giuntoli, in quel di gennaio, quando Gattuso non si sentiva bene, andai a trovare Spalletti con Chiavelli a Milano, lo convinsi ad accettare che se Gattuso non avesse trovato una soluzione al suo problema di miastenia oculare, gli avrei chiesto di subentrare. Lui non voleva, ma gli strappai un ok. Andai avanti fino a giugno, pur subendo l’eliminazione dalla corsa Champions grazie al gol di Faraoni, e arrivò Spalletti. Fece un terzo posto, dovevamo ringraziarlo, gli scrissero che doveva andare via e altre cose irripetibili. Napoli è una città complessa, bisogna avere l’umiltà di ascoltare tutti e poi accontentare. Penso di portare avanti il Napoli come questa stagione? Penso di portarlo avanti secondo la mia cultura del fare, sempre. Se non ci fossi io, lo stadio a Napoli non si farebbe così come il centro sportivo come quello del Manchester City. Ci sono i miei soldi personali a garanzia, ho bisogno che le leggi non siano così restrittive e poco d’aiuto a chi vuole investire. La Melandri ha rovinato il cinema e il calcio. Noi abbiamo svenduto per i prossimi 5 anni il campionato italiano a Dazn e Sky. La Lega è inesistente, non siamo la Confindustria del calcio. L’Inghilterra è l’unica che fa un certo tipo di calcio che fattura in tutto il mondo, noi non ne vogliamo sapere. Perché tanto i tifosi che vanno allo stadio portano voti politici e i politici non vogliono negargli l’ingresso allo stadio. Il problema è azzerare la Melandri, che ha rovinato il cinema e il calcio. Noi abbiamo svenduto il campionato a Dazn e Sky. Non siamo strutturati come un’associazione d’imprese, non siamo la confindustria del calcio. Il problema non sono le 18 squadre, ma quali squadre. Abbiamo una colonna che compete per retrocedere e l’altra per i primi posti, questo sottrae competitività ai tornei. La democraticità dove sta? Solo quando fa comodo. Vogliamo copiare l’Nba? Nessuno retrocede e si dà la possibilità a tutti di migliorarsi. Così diventa un altro calcio. Per pulire questo mondo bisogna tagliare le cose con l’accetta, ecco perché uno diventa propositivo. Questo è un Paese dove se sei propositivo diventa un problema. Il mio rapporto con Spalletti? Ma che tipo di rapporto dovevo avere con Luciano con tutti quei punti di vantaggio? Non ho mai avuto motivi di contrasto con il tecnico. Io sono il presidente e lui l’allenatore. Non entro nel merito delle sue considerazioni. ‘È stato faticoso, mi sono impegnato tanto, mi lasci andare’, questo mi ha detto. E se invece avesse pensato ‘Chi me lo fa fare’? È umano, è l’unica cosa che ha lenito questa decisione. Non guardo le penali, sono sempre in mano agli avvocati. Garcia? Farei causa a chi gli diceva che era bollito. Credo sia stato il miglior allenatore della Ligue 1 nel 2011 e il miglior francese del 2013 e 2014. Arriva a Roma e fa il secondo posto con 85 punti e dieci vittorie consecutive. Poi nel 2016 viene esonerato e su quello ci sono tanti pettegolezzi. Era una Roma con uno spogliatoio mica facile da gestire, è capitato anche a Spalletti. 2017-2018 fa finale di Europa League, perdendola con il Marsiglia. 2019-2020 fa semifinale Champions eliminando Juventus e Manchester City con il Lione. Cosa avrei dovuto fare? Nel momento in cui a Capodimonte disse di non aver visto le partite del Napoli, lo presi come se fosse un gioco. Poi più avanti ha dimostrato di voler andare per un suo percorso. Quando a Spalletti demmo i nuovi giocatori, li ha adoperati subito. Lui perché non ha adoperato Natan e Lindstrom? Se l’avessi subito mandato a casa, voi e la piazza cosa avreste detto? Sarebbe stata la rivoluzione. Se avessi portato subito Mazzarri come tuttofare, cosa avreste detto? Avreste detto che sarei impazzito e che avrei deciso da solo. A Garcia ho dato opportunità, quando ha ascoltato delle volte, come a Lecce, abbiamo vinto 4-0. Avete visto che ero sempre qui, mi allontanavo e faceva cose discutibili e perdevamo. Perché l’ho mandato via? Perché sono sceso nello spogliatoio dicendo che sbagliava a giocare così, mi disse ‘Mi lasci fare’. O lo mandavo affanculo, o stavo zitto. All’intervallo gli dissi ‘che cazzo vuoi fare? farti cacciare?! Sto ca**o di Empoli ci crea sempre problemi, anche con Spalletti. Mazzarri ha l’umiltà di capire determinati aspetti. Gli ho detto di replicare il gioco di Spalletti, ma comporta dei rischi per la sua prevedibilità. Alle spalle, tuttavia, c’è un gioco complesso, per chi prepara la gara è difficile. Dopo Monza mi sono assunto le responsabilità. Ho voluto spiegare l’errore commesso con Spalletti. Ho motivato la scelta di Garcia. Voglio vincere il più possibile e dare una dignità al Napoli. Combattiamo in un contesto ancora sbagliato, ma siamo l’unica squadra in Italia con un bilancio attivo e che gioca con squadre che non dovrebbero neppure iscriversi al campionato per i debiti. Fatturiamo meno del Milan, Inter e Juve, madobbiamo essere perfetti e ce la metteremo sempre tutta. Certo che quando in Lega si sente parlare delle squadre femminili ed hanno voluto portarle a professionismo con dei conti da pagare, si parla in modo sbagliato. Mi scontro con molti in Lega oltre che con Commisso o Percassi o Setti, dove sono i proprietari veri? Siamo governati da un consiglio di Lega dove c’è l’Empoli, l’Atalanta, il Milan e il Verona. La preparazione atletica di Garcia con Rongoni? Me l’ero scritto. L’esonero di Garcia? Mazzarri ha trovato molti infortunati, ma esonerare è sempre doloroso per me, lui continua a prendere i soldi. A Rongoni ho fatto una testa tanta dicendogli che avevamo Francesco Sinatti, perché non si concertava con lui? Garcia con il suo fare francese con la puzza sotto il naso vuole mandare via Sinatti, quest’ultimo mi dice che non voleva stare sotto Rongoni, era alla pari e gliel’ho detto, portava la sua cultura dello scudetto. I due litigano e a un certo punto commetto l’errore di mandare via Sinatti. Dovevo andare da Garcia e dirgli: fuori tu o Rongoni. Ho pensato tante volte ad esonerare prima Garcia, prima ancora dell’evento Luiss a Roma. Avete scritto che avevo tolto potere a Garcia venendo qui a Castel Volturno: ero interessato affinché andasse bene, il sogno di incassare soldi decresce o sfuma. Bisogna dire una cosa: se dico una frase, magari è perché Garcia deve cambiare. Io ho chiamato un paio di volte il preparatore atletico, doveva fare le stesse cose fatte da Spalletti. Il rinnovo di Kvaratskhelia? Ho chiamato il clan di Kvaratskhelia cinque mesi fa e ci siamo riuniti in ufficio. Ho riferito come avrei voluto prolungare il contratto, poi mi hanno detto di parlarne a fine stagione. Il centro sportivo? Tra un anno e mezzo devo lasciare Castel Volturno. Non sono mai stato a Los Angeles da quando è iniziato il Covid. Mi devo inventare delle serie TV italiane. Tra qualche mese devo terminare la progettazione del nuovo centro sportivo. Dopo aver trovato i trenta ettari, dovrò acquistarli. Per la questione stadio, ho parlato con il sindaco Gaetano Manfredi, se non me lo danno entro 120 giorni, lo costruirò altrove, forse ad Afragola, poiché lì ci sarà la stazione della metro. Sto valutando anche il litorale di Pozzuoli per quanto concerne il centro sportivo. La Superlega? Io non mi sono mai pronunciato a favore della Superlega, mi sono battuto per la democraticità del calcio e la libertà del mercato. Se uno vuole sottostare sempre agli altri e poi ci lamentiamo dell’andamento dei campionati. Secondo voi è giusto che si interrompa il campionato a marzo, quando ci sono ancora Champions League, Europa League, Conference League e campionato. Interrompi per due amichevoli dell’Italia da giocare contro Ecuador e Venezuela? Non si potevano fare nel centro sportivo di Coverciano? A Florentino Perez ho spiegato che l’idea della Superlega è sbagliata, bisogna pensare a un campionato parallelo. Il campionato nazionale è prioritario su tutto, anche la nazionale, perché rispetta il tifo. Vogliamo fare un campionato europeo? Benissimo. Mazzarri? È un amico della famiglia, ha capito che quando al quarto anno decise di andare all’Inter forse commise un errore di valutazione. Mi fa incazzare essere reputati di passaggio, amo profondamente Napoli e vorrei lasciare Roma per venire a vivere qui. Ho comprato casa a mio figlio Edoardo, si vede Capri: dove trovi un posto del genere? Quando vai al Rione Sanità e ci sono quei palazzi con le scale che si incrociano. Dove si trovano queste cose? Los Angeles è un’altra storia, mi permette di stare con il mio spirito e la mia interiorità perché non c’è nulla. Mazzarri è un amico di famiglia, lasciatelo lavorare: sarà quel che sarà. Ma vi pare che io adesso vi dica l’identikit di un nuovo allenatore?

Zielinski? Perché è fuori dalla lista Champions? Il rendimento di Piotr nelle ultime 10 partite è stato deludente, la scorsa estate mi aveva detto che voleva restare. Ce l’ho a morte con Bolek (il suo agente, n.d.r.) che non l’ha voluto far restare, perché lo vuole trasferire in altre squadre per guadagnarci di più. Ora potrebbe avere paura d’infortunarsi perché deve ancora firmare il suo contratto. Traoré ha un riscatto altissimo, se non lo vede giocare come faccio a capire? Ad esempio ho la morte nel cuore per aver escluso Demme che considero un ottimo ragazzo. Demme con Gattuso giocava al posto di Lobotka. Quando Demme ha giocato si è dimostrato un soldato. Mi sono preso le responsabilità perché io sono la società, devo prendere onori e oneri di questa carica. Io dico sempre “consigliatemi”, ma poi faccio come cavolo mi pare. Io vengo dal cinema, ieri ho fatto una riunione di 9 ore su un progetto, lascio molto spazio, ma se ci sono da prendere delle decisioni poi le prendo. Secondo me lo scudetto in una società che non è abituata come la Juventus a prenderlo con continuità è un evento straordinario. Già in mezzo al campo, dissi che l’obiettivo era l’Europa. Per ritornare vincenti con lo scudetto, forse ci metteremo tre anni. Non è che se non entriamo in Champions sarebbe un fallimento e non finanzio la squadra in modo tale da farla lottare per lo scudetto. Sono uno abituato a vincere, ma sono una persona normale, non sono l’antipatico che vuole vincere a tutti i costi. Ci vuole impegno, investimenti giusti e consapevolezza di avere 19 contendenti, non giochiamo da soli. Il mio carattere? Le cose nel Napoli sono serenissime, ma tutte le persone che lavorano, e forse non avete interpretato la frase in cui dicevo di essere imprenditore e non prenditore: sono nel mondo dei gelati e me ne interesso, nel mondo delle automobili, nel mondo delle sale cinematografiche ed immobiliare, nel Napoli e nel Bari, nei film decido io cosa fare. Forse i successi li ho avuti sapendo interpretare ciò che voleva il pubblico. Forse questo può essere il detonatore che in una persona come lei, che ha frequentato il calcio mai interpretato come lo interpreto io. In altri club ci sono persone che hanno rapporti con i media e poi ci sono un miliardo di debiti. lo questo non lo tollererò mai. Forse non le piace che il calcio nel tempo sia diventato una industria dell’intrattenimento. Sono andato a vedere un film, ancora provavo emozioni nel vedere la storia interpretata da Paul Giamatti. Oppure il film di Lanthimos. lo vengo dal mondo dei sogni, interpreto il calcio come le persone che vogliono riscattarsi. I soldi però sono i i miei, quando mando a quel paese Kappa che non vende maglie in America, e dico a mia figlia di lavorare con me. Abbiamo avuto un successo senza precedenti, forse farò uno stadio ed un centro sportivo molto bello. Ma in una città dove ci sono stati fallimenti ed io ho portato la squadra in Europa senza imbrogliare, mi aspettavo che mi venisse riconosciuto. Perché posso mandare affanculo Tizio e Caio? Perché non ho scheletri negli armadi. Do sempre seguito alla ragione. Non sono l’uomo del compromesso, non lo sarò mai, come mio padre”.