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Roma, scandalo “sex gate”: il caso del video rubato arriva alla Procura FIGC

FIGC

Mentre la società, dopo il comunicato diffuso venerdì (ma non sui social), di fatto ha omesso gli articoli sulla donna licenziata dalla rassegna stampa, l’ex dipendente – riferisce La Repubblica – è stata convocata dalla Procura federale. Non solo: oggi saranno ascoltati anche Lina Souloukou, Ceo della Roma e Lorenzo Vitali, legale del club che ha firmato la lettera di licenziamento.

Roma, scandalo “sex gate”: il caso del video rubato arriva alla Procura FIGC

In base alla ricostruzione della donna, a diffondere il suo video intimo girato con il compagno (anche lui dipendente del club e licenziato) sarebbe stato un calciatore della Primavera, che lo avrebbe prelevato a sua insaputa facendolo poi girare nelle chat della squadra. Sullo sfondo l’ipotesi di revenge porn, con la Procura vuole far luce anche sulla posizione del club.

LA PROCURA FIGC INDAGA

La Procura federale continua a lavorare. La storia della dipendente della Roma licenziata assieme al suo compagno, anche lui sotto contratto con il club giallorosso, è una macchia – l’ennesima – sul calcio italiano e si vuole fare chiarezza il prima possibile. Questo non significa che si arriverà a breve alla conclusione. La questione è delicatissima e tocca diverse sfere, alcune delle quali vanno maneggiate con estrema cautela. Per questo il procuratore capo Giuseppe Chiné ha intenzione di ascoltare più testimoni possibile, per verificare che cosa sia realmente accaduto tra ottobre, quando il video privato dei due dipendenti ha iniziato a girare a Trigoria dopo essere stato sottratto dal telefono di lei da un ragazzo della Primavera, e novembre dello scorso anno, quando i due sono stati licenziati con una lettera che faceva esplicito riferimento al video in questione.

Oggi sarà sentita la protagonista di questa brutta vicenda, vittima prima di un episodio che ricorda tanto il revenge porn, poi di un licenziamento che – se non altro dal punto di vista legale – porta con sé una chiara violazione della privacy (se il Garante dovesse accendere un faro sulla vicenda potrebbe arrivare una multa che va dal 2 al 4% del fatturato visto che nella contestazione si è utilizzato un dato personale dei dipendenti).

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