Paolo Cannavaro si racconta senza filtri a La Gazzetta dello Sport, ripercorrendo una carriera fatta di attese, sacrifici e di un legame indissolubile con la sua città e con la maglia azzurra.
Paolo Cannavaro: “Non ho mai avuto un piano B, volevo solo il Napoli”
“Sono cresciuto nel Napoli e fino agli Allievi non giocavo mai”, ricorda Cannavaro, che però non ha mai smesso di crederci: “Non ho mai avuto un piano B, volevo arrivare”. L’occasione giusta arriva e cambia tutto, dando il via a un percorso che lo porterà a diventare capitano e simbolo della rinascita azzurra.
Il ritorno, le ferite e il riscatto
Il ritorno a Napoli è una scelta di cuore: “Dissi al mio procuratore di non prendere in considerazione altre offerte. Volevo solo il Napoli, non mi importava della categoria”. La promozione dalla Serie B è un momento indelebile, così come il dolore dei fischi del 2009: “Ero un bersaglio, proprio perché napoletano”. Una ferita mai dimenticata, riscattata però da un’immagine iconica: “Ho alzato un trofeo da capitano, nella mia città”.
Calcio scommesse e occasioni mancate
Cannavaro torna anche sul caso scommesse: “Una storiaccia, io non ho fatto nulla”, ricordando l’assoluzione e il gol al rientro. Infine, il Manchester City sfumato: “Saltò perché il Napoli chiese una cifra troppo alta”. Resta l’orgoglio di aver realizzato il sogno di un bambino innamorato del Napoli.
Antonio Karol Giordano
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