Prima sconfitta stagionale, frutto di uno scadimento mentale e fisico. Il Napoli si arrende a Bergamo senza aver dato l’impressione di lottare e di voler reagire dopo lo schiaffo arrivato al 9′ del primo tempo. C’era tutto il tempo di recuperare dallo svantaggio procurato da Petagna, se solo il Napoli avesse voluto, ma le fatiche della Champions hanno avuto il sopravvento. Sarri ha schierato la stessa formazione che ha battuto il Benfica con due soli cambi: Insigne sulla fascia sinistra in luogo di Mertens e Zielinski al posto di Allan. Il tecnico però, stavolta non ha avuto ragione: il turnover era necessario. Troppi calciatori fuori forma, troppi per provare a rispondere ad un’Atalanta che aveva più di un motivo per vincere la partita e quando Sarri ha provato a mettere una pezza era già tardi: Mertens, Gabbiadini e Giaccherini poco hanno potuto fare per rimettere in piedi un match ormai compromesso.
Era prevedibile, il timore di un contraccolpo in campionato è diventato realtà, ma la sconfitta di Bergamo può insegnare qualcosa, deve insegnare qualcosa. A Sarri in primis, affinché capisca come fare a gestire al meglio il doppio impegno. L’allenatore è stato finora il valore aggiunto di una squadra che sta crescendo man mano, ma che è già forte e che deve continuare a farlo analizzando gli errori commessi. Considerare ogni avversario dello stesso livello non è facile, giocare come se fosse una partita da dentro o fuori è una mentalità che si acquisisce con l’esperienza, ma chiedere di stringere i denti talvolta può essere anche controproducente ed è per questo che in questa settimana di sosta bisognerà lavorare sull’inserimento di altri calciatori fin qui rimasti in ombra. Tirare il fiato non può che far bene e anche se mezzo Napoli non ci sarà giacchè sono 14 gli azzurri convocati dalle rispettive nazionali, Sarri avrà modo di lavorare con chi continuerà ad allenarsi a Castelvolturno. E’ solo una sconfitta, ma adesso il Napoli deve far capire a tutti di che pasta è fatto.