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Cavani: “Ho vissuto anni fantastici a Napoli: lì ho capito dove potevo arrivare”

“In famiglia tutti i maschi si erano dati al pallone, mio fratello è sempre stato l’esempio più grande per me. Ho saputo sin da bambino di essere un attaccante: ce l’ho nel dna, sentivo il gol più degli altri. Vivo per segnare e per farlo lavoro duro sempre: se non mi alleno, mi sento male con me stesso”. Così Edinson Cavani alla terza puntata di “Nove – Storie di bomber“, la trasmissione di Premium Sport in cui David Trezeguet intervista i grandi attaccanti del nostro calcio.

La prima esperienza fuori dall’Uruguay per il Matador è stato il Palermo: “Quando arrivi in Europa cominci a vedere i dettagli, le cose che in Sudamerica mancano. E’ stato difficile lasciare la famiglia, gli amici ma è fondamentale se vuoi imparare e crescere”.

Cavani ricorda così gli anni rosanero: “Sono stati davvero belli nonostante i tanti cambi di allenatore. In particolare ricordo l’ultimo, Delio Rossi, che mi ha dato fiducia: ho segnato tante reti in coppia con Miccoli“.

Quindi, il Napoli: “Sono stati anni fantastici, mi hanno fatto capire dove potevo arrivare. Ringrazio i tifosi e la società per la fiducia, ricordo che il giorno della presentazione si presentarono in tanti e mi venne qualche dubbio ‘saprò ricompensare la loro fiducia?’. Porto tanti ricordi, nonostante come sia andata a finire”. Nel 2013 arriva la cessione al Psg: “Ero in stanza con Gargano, mi chiama Mazzarri: parliamo e la sua fiducia nei miei confronti mi ha fatto capire di essere pronto per un top club, che era il momento di andare via. Tante volte non decide solo il calciatore ma anche il club e la famiglia”.

Cavani passa a Parigi: “Mi hanno proposto un progetto importante, poi c’erano già tanti giocatori vincenti che è quello che voglio anche io. Voglio vincere tutto, i sogni sono Mondiale e Champions League. Spero che ogni mio compagno sappia che, tutte le volte che ho giocato, ho dato tutto per loro: mi basterebbe per sentirmi realizzato”.

Infine, Trezeguet chiede a Cavani il miglior difensore e il miglior portiere incontrato in carriera: “Mi piaceva fare la battaglia con Chiellini: era tosto, difficile da affrontare, aggressivo. Un esempio di italianità, a me piacciono quelli così. Mentre, Buffon a parte che ammiro tanto, tra i portieri dico De Sanctis: mai visto un lavoratore come lui. Quante volte, a fine allenamento, ci siamo fermati a sfidarci e lui parava come fossimo in partita”.

Fonte: premiumsporthd.it