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Sarri, l’aziendalista. Che però non guarda in faccia a nessuno

Sarri
Alla Juventus Maurizio Sarri è più aziendalista ed "elegante" non solo nell'abbigliamento ma anche nei modi. Continua però a tirare dritto per la sua strada

Nonostante la vittoria contro il Milan e il ritorno al primo posto in classifica, Maurizio Sarri ha una brutta gatta da pelare nella sua Juventus. Ronaldo, star assoluta del gruppo, pare scontento (o arrabbiato). E di certo il portoghese lo ha dimostrato ieri, al momento della sua uscita dal campo. Niente di impossibile da gestire, però, per la nuova versione del tecnico. Un Maurizio Sarri decisamente più aziendalista, maggiormente “elegante” non solo nell’abbigliamento ma anche nei modi e nei tempi di inserimento delle sue parole, a voler usare un gergo calcistico. Rispetto a due anni fa, l’allenatore sembra quasi un’altra persona. E i tempi di Napoli paiono lontanissimi.

Sarri è diventato aziendalista ma continua a non guardare in faccia a nessuno

Da quando è arrivato alla Juventus, l’ex Comandante ha smesso sempre più spesso la tuta – comunque mai abbandonata del tutto, va detto – per indossare abiti più consoni. Non sempre il vestito, magari una sobria polo. Ma il cambiamento di Sarri non si percepisce soltanto nel modo di vestire. Da quando è arrivato alla Juventus le polemiche si sono praticamente annullate. Le lamentele sui fischietti sparite, così come quelle degli orari della partite rispetto alle avversarie (un unico accenno è arrivato soltanto dopo il pareggio nel caldo pomeriggio di Firenze, prima della gara dell’Inter). I toni, anche con i giornalisti, a parte sparute risposte, sono decisamente più accomodanti. E così, nonostante le paroline e lo sguardo in panchina, Ronaldo “va ringraziato” e fa bene a essere arrabbiato. Da rivoluzionario ad aziendalista, dunque, probabilmente anche dopo una certa maturità accumulata nell’esperienza inglese al Chelsea. E non è detto che sia per forza un male, sia chiaro.

D’altro canto, va ammesso anche come Sarri non abbia certo smesso di perseguire le proprie idee. Con la Juventus è tornato persino al 4-3-1-2, suo modulo preferito che non utilizzava stabilmente dai tempi dell’Empoli e che a Napoli aveva avuto solo una brevissima parentesi. Soprattutto, però, Sarri ha dimostrato di continuare a non guardare in faccia a nessuno (o “non guardare in faccia nessuno”, la Crusca ci lascia scegliere). La doppia sostituzione – decisiva ai fini dei risultati – in pochi giorni di Ronaldo lo dimostra (Zidane l’ultimo a togliere per due gare consecutive dal campo il fuoriclasse portoghese). Così come le tantissime panchine di Dybala, sempre decisivo ma anche costantemente in discussione e costretto a rincorrere nelle gerarchie. Anche imporre un gioco offensivo a una squadra abituata a qualcosa di più pragmatico non era semplice. Lui, però, ce l’ha fatta. Scelte che quindi, almeno per ora, gli stanno dando ragione. E che gli sono valse addirittura un +13 sulla sua ex squadra azzurra. Che intanto piange due volte, ricordando il condottiero del Sarrismo e guardandolo adesso, sempre testardo ma più elegante. E più bianconero.

 

Claudio Agave