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Gattuso a Sky: “Bagni mio primo idolo. Ho preso il mio primo ceffone per lui”

Gattuso sky

GATTUSO SKY INTERVISTA – Gennaro Gattuso, tecnico del Napoli, ha concesso un’intervista ai microfoni dei colleghi di Sky. Ha raccontato alcuni aneddoti riguardanti la sua adolescenza, la sua carriera calcistica e quella da allenatore. In un passaggio ha sottolineato come Salvatore Bagni sia stato il suo primo idolo sportivo.

Gattuso a Sky: “Salvatore Bagni è stato il mio primo idolo”

“Bagni è stato il mio idolo. Il primo poster che ho avuto in camera era il suo. Giocava con il calzerotti abbassati e quello mi colpì molto. Rovinai il muro di casa perché attaccai il poster con l’attak e venne giù la parete, mi
beccai uno dei primi schiaffi da parte di mia madre. Salvatore metteva grande grinta”

Un excursus sulla carriera calcistica

“Da calciatore Carlo Pellegatti coniò il soprannome “Ringhio”. Ora mi conoscono più come Ringhio che come Gennaro. Da giocatore ho curato più la mia carriera che la mia persona. Per me sarebbe difficile far giocare un giocatore come il primo Gattuso, correvo per il campo.
Non mi aspettavo di vincere due Champions, il Mondiale. I sogni si avverano, bisogna crederci senza mollare mai. La prima Champions vinta era contro la Juventus e fu un qualcosa di incredibile, considerando che eliminammo prima l’Inter e poi la Juventus in finale.
Rimonta dal Liverpool? Abbiamo sbagliato troppo, loro non mollano mai e prendemmo tre gol in pochi minuti. Era una società troppo grande per commettere degli errori simili. Io volevo andar via perché era una ferita troppo grande, mi chiusero 8-9 ore in uno stanzino e decisi di restare. Arrivò poi la rivincita sia contro il Liverpool
che contro il Boca Juniors. Poi nel 2007 è successo quello che è successo. Al di là dei trofei, mi interessa avere uno stile, coerenza, credibilità, farsi seguire dai propri giocatori”

Gattuso allenatore

“Non si può copiare, devi essere bravo a capire come uscire da certe situazioni. Poi alcuni approcci avuti da alcune persone ti lasciano il segno. La carriera che ho fatto mi ha aiutato nelle dinamiche giornaliere, ma è totalmente diverso come lavoro. Serve grande conoscenza, non basta aver giocato a calcio perché il calcio è cambiato tanto,
così come la metodologia. La grinta resta, è una mia caratteristica, ma è una grinta diverse, bisogna essere più riflessivi e conoscere i giocatori caratterialmente. All’inizio pensavo ai giocatori tutti uguali, ho sbagliato per qualche anno, non è corretto perché ognuno è diverso ed ha una chiave diversa. L’allenatore deve essere bravo anche a
livello gestionale. Il calcio è cambiato tantissimo negli ultimi anni. 10 anni fa vedevamo 30 minuti di spezzoni, non c’era match analysis, oggi ci sono telecamere fisse, c’è un grande fratello, si analizzano anche gli allenamenti e non solo gli avversari. Abbiamo tanti strumenti in più per valutare la forma, è cambiato molto. Ci sono molte più informazioni, negli staff ci sono 15 persone. Oggi ci sono rose di 25 giocatori, lo staff ed altri 15 fisioterapisti ed altri da gestire, hai la comunicazione che lavora con te con altre persone. L’allenatore deve dare una linea guida a 70-80
persone, non è facile e la bravura è nel farsi capire subito. La squadra non è solo quella che scende in campo, ma tutti quelli che stanno a contatto con i calciatori”

Il rapporto con Ancelotti

“Carlo è sempre stato un punto di riferimento, sia quando ero giocatore che da allenatore. C’è grande rispetto e ci sentiamo tutt’ora. Non sono cambiati amicizia e rispetto. E’ successo un qualcosa di strano, ma c’è rispetto, mi ha lasciato una grande squadra, tuttora ci sentiamo. Nel calcio paga l’allenatore quando i risultati non arrivano, ma l’amicizia non è cambiata assolutamente. Seguirlo? Non si può seguire, si fanno solo danni se si vuole imitare uno come lui. Per come gestisce gli spogliatoi, per come ha gestito noi, me, come continua ancora a farlo, lui ha dentro questa dote, essere credibile ed entrare nella testa dei giocatori da 20 anni. Eravamo padre-figlio ad un certo punto, non giocatore-allenatore e se ho fatto quello che ho fatto tanti meriti sono suoi”

Gattuso: “Sorpreso dalla chiamata del Napoli”

“Sapevo che venivo in un grande club, che negli ultimi 7-8 anni è diventato uno dei primi al mondo, mi ha colpito la chiamata di De Laurentiis. Non me l’aspettavo, sapevo il valore di Carlo, è stato un orgoglio e sono contento pur sapendo delle difficoltà. Allenare questi giocatori e lavorare in una città così mi dà carica e soddisfazione. Quando
andrò via voglio essere ricordato per la serietà, la voglia, per aver fatto cose importanti, poi i giocatori devono essere gli idoli perché loro vanno in campo”

Luca Cerchione

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