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Focus Napoli, questione di feeling o moduli? Vizi e virtù dal dopo Mazzarri ai giorni nostri

Bakayoko
Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Sono da qualche settimana in atto i processi all’eventualità che il Napoli cambi sistema di gioco e non sono in pochi a chiedersi se il Napoli potrà permettersi di giocare con un modulo che, numeri alla mano ha portato una serie di problemi. Ma dopo Mazzarri, passando per il processo di mentalità europea sotto Rafa Benitez, fino alla golden age sarriana e il medioevo ancelottiano finendo per il “visionario” Gattuso, siamo proprio sicuri che sia un problema di moduli? Vediamolo insieme…

Focus Napoli, questione di feeling o moduli? Vizi e virtù dal dopo Mazzarri ai giorni nostri

Ovviamente la stragrande maggioranza di addetti ai lavori e tifosi sta mettendo in atto un’apologia – talvolta – infruttuosa e – spesso – umorale, ritenendola una soluzione tattica obiettivamente troppo sbilanciata e, pertanto, improponibile (Bakayoko permettendo). Ma poi, quando si vince, eureka! È una questione mentale magari, legata probabilmente a qualche dinamica interna allo spogliatoio che sarà compito del tecnico andare a smussare e correggere nel corso delle stagione. Tutti esempi che smentiscono anche chi, imperterrito, continua a ripetere come un disco rotto che “per giocare con le quattro punte, servono necessariamente due Bakayoko davanti alla difesa” non contemplando il fatto che con un centrocampo privo di materia grigia, senza un costruttore di gioco ma con due uomini muscolari, bravi esclusivamente a rompere il gioco avversario e a recuperare palloni, il rischio che i quattro attaccanti restino isolati davanti e senza rifornimenti è elevato. Gattuso probabilmente, da un anno a questa parte, risulta spesso ripetitivo, considerando sbagliato solo l’approccio alla partita e la mancanza di una mentalità vincente (o il refrain ormai urticante della questione “veleno”) cosa che il Napoli ha ma che non viene fuori per un altro motivo. Il Napoli mostra dei gravi problemi nella zona nevralgica del campo, certo. Ma sarebbe stato più corretto affermare che il modulo da lui utilizzato in queste partite è inadeguato per i giocatori che ha. Il 4-2-3-1 che Gattuso si ostina a proporre, da calabrese purosangue, non potrà mai dare equilibro alla squadra. Forse. Del resto ci hanno provato (con alterne fortune) due suoi predecessori: Rafa Benitez e il suo mentore Carlo Ancelotti. Ma il tecnico calabrese si è sempre dichiarato “innamorato” di Sarri. Bailamme. Evidentemente in tanti ignorano che nel calcio tutto dipende dalla volontà e dallo spirito di sacrificio dei calciatori: se chi va in campo ha voglia di correre e sudare, allora si può giocare in tutti i modi, se invece è svogliato, preferisce fare il “maestrino” (parafrasando lo stesso Gattuso), non si va da nessuna parte. Morale della favola, proprio perché historia magistra vitae, quello che conta è la testa dei calciatori e la propria volontà di mettersi al servizio della squadra (vedere la seconda fase della gestione Benitez-Ancelotti). E probabilmente, moduli a parte, questa mentalità apparteneva agli uomini (quattordici o quindici) del triennio Sarri e a quelli di un’epoca fa, quella di Walter Mazzarri. Senza nostalgia alcuna.

di Andrea Fiorentino

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