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Inter, Acerbi ascoltato per circa un’ora dalla Procura Figc. Ora tocca a Juan Jesus

Finalmente è arrivato il giorno. Da domenica sera non si fa altro che parlare della vicenda Acerbi-Juan Jesus che è ufficialmente uscita da giornali, social e televisioni per diventare un fatto reale, con l’audizione in Procura dei protagonisti. L’interrogatorio dell’interista, durato circa un’ora, è andato in scena in video conferenza da Appiano Gentile: al suo fianco l’ad Beppe Marotta e l’avvocato del club Capellini. Il procuratore federale Chiné e i suoi vice invece erano a Roma: subito dopo l’incontro l’ex Lazio è sceso in campo per l’allenamento.

Inter, Acerbi ascoltato per circa un’ora dalla Procura Figc. Ora tocca a Juan Jesus

È durata poco meno di un’ora l’audizione di Francesco Acerbi con la Procura Figc, iniziata questa mattina alle 10. Il difensore, collegato in videoconferenza da Appiano Gentile – alla presenza di un ispettore federale, dell’ad dell’Inter Giuseppe Marotta e dell’avvocato del club Angelo Capellini – ha risposto alle domande del procuratore Giuseppe Chiné, che dopo aver passato gli ultimi tre giorni a raccogliere quanto più materiale possibile, adesso vuole ad ogni costo ricostruire che cosa sia accaduto tra lui e Juan Jesus al 60′ di Inter-Napoli.

La Procura, raccolte la testimonianza dei due calciatori, valuterà la sanzione disciplinare da comminare all’interista. Nel caso si tenga per buona l’ultima versione (“Ti faccio nero”) Acerbi potrebbe cavarsela con due o tre giornate di squalifica. Se invece fosse accertato l’insulto razzista, il difensore nerazzurro sarà sanzionato con una squalifica di almeno dieci giornate o con un stop a tempo. La sentenza è attesa molto presto, già all’inizio della prossima settimana.

E cosa ne sarà di Acerbi se la Procura deciderà per la “stangata”? Al di là dell’inevitabile multa, la società nerazzurra, sempre molto sensibile al tema razzismo, prenderebbe in seria considerazione la possibilità di separarsi dal calciatore. Il silenzio, l’assenza di qualsiasi comunicato ufficiale, si spiega, oltre che con la prudenza legata alla poca chiarezza su come siano andati davvero i fatti, anche con il fastidio della società per il modo in cui è stata trattata mediaticamente la vicenda dal giocatore e dal suo entourage.

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