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Primavera, Baronio: “Non basta la maglia, serve il cuore”

Roberto Baronio
L'allenatore del Napoli Primavera, Baronio, è contento del lavoro che sta svolgendo, ma per diventare calciatori c'è bisogno di cuore e passione

NAPOLI PRIMAVERA BARONIO – L’allenatore della squadra Primavera del Napoli, Roberto Baronio, ha rilasciato alcune dichiarazioni al canale Youtube della società. Il mister è contento dell’andamento della squadra in campionato e del lavoro che sta svolgendo. Ha spiegato come approccia ai giovani calciatori e ha ammesso che più del fisico e della tecnica, nel calcio, conta il cuore, la passione.

Il calciatore non lo fa la maglia, ma la passione

Il tecnico del Napoli Primavera, Roberto Baronio, ha rilasciato un’intervista al canale Youtube del club parlando dei suoi primi mesi in azzurro: “Ho avuto una grande accoglienza da parte di tutti, ho a disposizione uno staff competente che mi ha fatto sentire subito a casa, a partire dal magazziniere fino ad arrivare al mio responsabile Gianluca Grava. Per quanto mi riguarda ho tutto per fare il mio lavoro e quindi non mi posso lamentare. Ci alleniamo e giochiamo a Frattamaggiore. E’ un centro che ci permette di allenarci e fare bene, sono tranquillo e contento di come sta andando”.
Sul metodo di lavoro e l’approccio verso i giovani calciatori ha poi continuato: “La qualità di questo gruppo è la disponibilità, so di essere pressante ma questo è il mio lavoro. Questo è indice che loro vogliono apprendere e vogliono crescere. Quando stanno alle cose che io gli chiedo, senza voler strafare, vuol dire che stanno andando nella giusta direzione”.

Conoscerli bene e formare uomini

Allenare ragazzi non è affatto semplice. La giovane età è qualcosa che porta con sé i suoi problemi, ma a Baronio “piace conoscere ognuno di loro, la loro famiglia e da loro provengono. Anche le difficoltà che magari hanno in famiglia, perché poi alla fine le porti in campo quindi è fondamentale conoscere la loro situazione. Prima di tutto bisogna educarli, io divento quasi un genitore quando loro sono in campo. Io mi baso sull’educazione ed il comportamento, poi è ovvio che io gli debba insegnare anche la tecnica e la tecnica. Quando però c’è il rispetto si è già ad un buon punto. Lavoro molto sull’attenzione e sul comportamento mentale, che conta di più di quella fisica e tecnica. Noi siamo qui per allenarli, ma anche per fargli capire che non basta una maglia per renderli calciatori, ma serve quello che sta sotto alla maglia: il cuore, la persona, l’uomo. Gli faccio sempre l’esempio dell’Italia che ha vinto il Mondiale, non lo ha vinto solo Pirlo ma anche giocatori come Gattuso e Perrotta che non avevano la qualità tecnica di Pirlo, ma quella mentale si”.

L’importante è parlare chiaro

Arrivare a giocare nelle giovanili di una società di Serie A è un grande risultato. Ma gli imprevisti possono sbucare all’improvviso, per questo è fondamentale parlare chiaro e formare uomini: “Devono capire che probabilmente non faranno il calciatore e quando toglieranno la maglia perchè non ci sono riusciti, per tanti motivi, se di base c’è la persona potranno fare tante altre cose perché non esiste solo questo lavoro. Quando un allenatore parla chiaro ai ragazzi, che non si sentono presi in giro, possono dare qualcosa di più”.