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L’OCCHIO DI FALCO – Mertens per Lobotka: il Napoli ci guadagna un gol, il Lecce la partita

Gennaro Gattuso

L’OCCHIO DI FALCO NAPOLI LECCE – ‘L’occhio di Falco‘ è la rubrica a firma di Andrea Falco che a cadenza settimanale si pone l’intento di spiegare, attraverso semplici numeri e differenti chiavi di lettura che tendono a sfuggire ai più, gli elementi tecnico-tattici centrali nelle ultime uscite degli azzurri.

OCCHIO DI FALCO – CAMBIO MERTENS-LOBOTKA: IL NAPOLI PAREGGIA, MA INTANTO IL LECCE SI ERA PRESO IL CAMPO

La prima mezz’ora

Nei primi 20 minuti di Napoli-Lecce gli azzurri hanno avuto almeno quattro occasioni nitide per sbloccare la partita e incanalare la gara del San Paolo sui binari giusti. Questa non è una statistica verificata, bastano il ricordo e l’impressione visiva. Per leggere e comprendere questa rubrica, patti chiari amicizia lunga, è necessario abituarsi a scindere sempre il risultato dalla prestazione.

Il Napoli voleva far del Lecce un sol boccone. Formazione molto offensiva e approccio iper-aggressivo come non si vedeva da qualche partita, in cui il Napoli era stato come detto un po più accorto. Forse, il Gattuso che a parole non si fidava, nei fatti si è fidato anche troppo. E stava pure funzionando. Finchè poi passato il peggio il Lecce è venuto fuori, e sfruttando il ritorno delle incertezze del Napoli frutto di una foga iniziale ormai sfiatatasi e di un risultato che nel frattempo non si era sbloccato, ha addirittura colpito portandosi in vantaggio. All’intervallo il Napoli è clamorosamente sotto. Appunto, clamorosamente, perché la prestazione c’era stata.

La svolta (in negativo)

Lì la svolta in negativo (parliamo sempre di prestazione, mai di risultato): Gattuso commette un errore. Troppo certosino il lavoro tattico che sta portando avanti dal suo arrivo, troppa la sua esperienza di campo, troppa la sua personalità e la sua storica attitudine al non arrendersi, per accettare, senza muovergli un appunto, l’ansia e la frenesia del tifoso qualsiasi con cui, pronti via, dal 46′ mette dentro un attaccante  al posto di un centrocampista, rinunciando di fatti a tutto ciò che sta provando a riportare in questa squadra in termini di tenuta del campo, di gioco di catene, di lavoro di reparto, di distanze, di preventive e di pressione. Concetti che con Ancelotti erano stati smarriti e che nella prima mezz’ora della gara di domenica pomeriggio erano stati anche ben riproposti in campo.

La mossa sembrerebbe aver dato il risultato sperato perchè il Napoli trova subito il gol del pari. Per altro con Mertens, e in assoluto una presenza in più lì davanti, subito decisivi. A quel punto però, Gattuso avrebbe dovuto inserire nuovamente un centrocampista, al posto di Milik o di Politano, per rimettersi 4-3-3 e, 1-1 palla al centro, ricominciare a macinare il suo calcio. Sarri, il suo punto di riferimento, l’avrebbe fatto sicuramente.

Rino invece non lo fa. Certo, Elmas era squalificato, Fabian era out, e Allan non era al meglio. E allora a maggior ragione non avrebbe dovuto sostituire Lobotka, conservandosi tutt’al più questa possibilità per un momento successivo dell’incontro, quello sì veramente disperato. Gattuso avrebbe inoltre potuto considerare la possibilità di togliere l’esausto Zielinski e lasciare dentro Lobotka, schierando lo slovacco in un ruolo a lui più congeniale in coppia con Demme. Questo avrebbe garantito leggermente più equilibrio e probabilmente anche più tempi di gioco.

La sensazione, è che l’allenatore si sia affidato un po’ al caso. Alla speranza che quella variazione dell’intervallo, senza un motivo tattico ben preciso, avesse potuto mettere sotto pressione il Lecce. Sintomo di un allenatore poco tranquillo e sopraffatto da una sfida che forse, in questo momento, è anche più grande di lui.

Prestazione, poi solo alla fine il risultato: il Napoli aveva pareggiato, ma nel frattempo il Lecce si era preso il campo e la partita. 

A campo largo, il Lecce si prende la scena: i numeri

Se nel primo tempo il Napoli aveva costretto il Lecce a rintanarsi nella propria metà campo, i numeri ci vengono in soccorso per dare un’idea di come nella seconda frazione il Lecce abbia avuto controllo assoluto della situazione, e a tratti anche del campo: nella ripresa, la squadra di Liverani ha avuto un possesso palla maggiore del 4% rispetto al primo tempo, ha avuto libertà di completare 80 passaggi in più rispetto al primo tempo, ha tirato 7 volte in più rispetto al primo tempo, ha costretto Ospina a 6 parate, contro l’unica che il colombiano aveva dovuto effettuare nel primo tempo.

Certo, non tutto ciò è riconducibile a un discorso tattico, perchè la mancanza di mordente da parte dei calciatori del Napoli nelle marcature individuali è stata semplicemente da bollino rosso, in una prestazione che sotto questo punto di vista è stata degna, nella ripresa, dei peggiori momenti post-ammutinamento.

Proprio per questo. E’ proprio per questa incapacità cronica dei singoli di elevare il proprio grado di sacrificio e di abnegazione a livelli consoni a quelli di una grande formazione quando di fronte c’è una formazione che grande non è, che la squadra non andava scoperta così tanto, e così presto.

di Andrea Falco

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