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Ed è rete: si gonfia la rete, episodio 2 – Il pallonetto di Cavani

Edinson Cavani of Napoli

Ed è rete: si gonfia la rete è una rubrica ideata col proposito di descrivere i gol che hanno fatto la storia del Napoli. Un autentico viaggio attraverso le emozioni che hanno segnato gli attimi più importanti del club partenopeo. Un resoconto, o meglio, un racconto delle grandi prodezze che –  nel loro significato simbolico – hanno fatto sognare il golfo più bello del mondo.

“Quelli vissuti con la maglia azzurra del Napoli sono stati momenti molto speciali. Credo sia stato il periodo in cui tutte le cose sono cambiate veramente per me e il merito non è solo mio ma anche di Mazzarri, che in primis mi ha voluto lì, dei compagni che ho avuto e della gente che mi ha fatto sentire un idolo. Poi anche del lavoro che ho fatto per mettere tutto insieme e fare cose importanti”.

In una intervista del 2008 a La Gazzetta dello Sport, Cavani ricorda la sua grande esperienza vissuta all’ombra del Vesuvio. Arrivato al Napoli sotto lo scetticismo di tutti – tanto che Aurelio De Laurentiis ebbe a dire del suo nuovo acquisto: “È un guerriero. I tifosi non lo hanno ancora catturato dalla loro parte, nella sua serietà vedono una certa lontananza, un’incapacità di raggiungimento ma proprio per questo è forte! Lui è il simbolo di una riscossa della Napoletanità, di tutti coloro che hanno bisogno di un simbolo di riscossa” – il Matador ha conquistato gradualmente il tifo partenopeo.

La sua prima annata, conclusa con 33 reti, è stata il preludio di una delle storie d’amore più belle che il San Paolo abbia mai vissuto. El Pelado – appellativo affibbiatogli, per sua stessa ammissione, durante il periodo di gioventù – ha esaltato l’immaginario collettivo dei tifosi del Napoli con giocate impensabili e gol pesantissimi. Tutti ricordano il siluro al 94’ contro il Lecce, ma ancor più impresso nel cuore dei tifosi napoletani è la strepitosa tripletta contro la Lazio culminata con lo storico pallonetto rifilato a Muslera.

 

Cuore Napoli, la memorabile rimonta

Nove anni son passati da una delle partite più pazze della storia del Napoli. In questi giorni – precisamente il 3 aprile – si è celebrato l’anniversario della storica rimonta degli azzurri ai danni della Lazio di Edy Reja.

Era il 3 aprile 2011, il rodaggio del Napoli di Mazzarri per diventare grande era quasi terminato. In quel campionato era stabilmente in zona Champions League ed inseguiva il Milan, primo in classifica. Serviva la scossa, il lampo che certificasse quella memorabile annata, condita da rimonte e gol da crepacuore. Quel giorno il Dio del calcio, con ogni probabilità, tifava Napoli. Mancavano 7 giornate al termine e la vittoria era fondamentale per continuare la rincorsa ai rossoneri, distanti solamente 3 punti.

La partita iniziò nel verso sbagliato, al 29’ del primo tempo il capitano della Lazio Stefano Mauri penetrò nell’aria di rigore del Napoli e con un colpetto di precisione chirurgica siglò lo 0-1. La squadra di Mazzarri risente del colpo subito e non riesce a reagire. Nella ripresa ci pensa Diaz, dagli sviluppi di un calcio di punizione, a sotterrare il morale degli azzurri. Qualsiasi altra squadra avrebbe alzato bandiera bianca, non il Napoli. Non quel Napoli. Il San Paolo sapeva che bastava un attimo e tutto poteva cambiare. Quell’attimo arriva precisamente al 60’ del secondo tempo, Dossena la spizza di testa e accorcia le distanze. Lo stadio scoppia di gioia, il risveglio dei 60 mila spettatori dà la spinta necessaria a tutta la squadra, Cavani compreso.

Il Matador sale in cattedra e due minuti dopo pareggia il risultato, fa 23 in campionato ed entra nella storia del Napoli superando il record di Antonio Vojack, durato 78 anni. La partita cambia radicalmente, tanto da far sembrare l’autorete di Aronica del 2-3 un piccolo incidente di percorso. Il numero 7 del Napoli all’80’ si procura un rigore che trasformerà con freddezza glaciale, successivamente regala un finale al cardiopalma a tutti gli spettatori che hanno sofferto e sudato insieme ai propri idoli.

Minuto 87’. Azione sequenziale, rinvio di De Sanctis, testa di Lucarelli, Mascara prolunga per Cavani che la stoppa di petto e solo davanti al portiere estrae dal proprio repertorio tecnico un pallonetto delizioso che supera Muslera e si insacca alle spalle del portiere. 4-3. Il pubblico esplode. Il boato ripercorre tutte le strade di una Napoli vuota, chiusa nella speranza di una vittoria raggiunta con le unghie e con i denti.

La poetica del goal

“Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del goal. Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica”.  Pierpaolo Pasolini, 1971.

Lo storico poeta italiano tenne a dire che il calcio è diviso in due momenti: quello “strumentale”, regolato da una percezione corale, e quello “espressivo” di matrice individuale. Rispettivamente prosa e poesia del calcio. Paragonando questa visione a quel Napoli di Mazzarri, la logica ci porta a pensare ad un espressione prosastica di un gioco collettivo. Tuttavia, l’eccezione che conferma la regola si riscontra in quella prodezza di Cavani, capace di raggiungere un momento di coesione tra la prosa strumentale e il linguaggio poetico individuale.

Quel goal è ricordato ancora oggi per quello che seppe esprimere della squadra, dei suoi calciatori e del suo futuro. Alla fine della stagione gli azzurri agguantano uno storico piazzamento Champions che certificò la nascita del primo grande Napoli di De Laurentiis.

ED E’ RETE: SI GONFIA LA RETE, EPISODIO 1 – LA PUNIZIONE “DIVINA” DI MARADONA

Antonio Del Prete

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